Matteo Ragni intervistato da Nodus
Design — Ago 08.2021
Nodus collabora con i più famosi designer del mondo. Si tratta di creativi famosi per il loro stile e per la continua innovazione che sanno portare con le loro idee. Uno di questi artisti è Matteo Ragni. Lo abbiamo intervistato. Andiamo quindi a conoscerlo meglio, per comprendere quali sono le sue idee sul design e quali sviluppi prevede per il futuro.
Come definiresti l’essenza o le caratteristiche primarie del tuo lavoro? Ogni designer ha un suo stile, dei suoi caratteri distintivi… quali sono i tuoi?
Credo che il mio lavoro sia caratterizzato innanzitutto dalla capacità di ascolto, da una buona dose di buon senso e dall’ossessione di progettare oggetti con uno spiccato potere narrativo.
Quali sono le persone o le storie che ti hanno più influenzato nel tuo percorso lavorativo?
Carlo Pagani, rude ed esigente architetto, da cui sono stato a bottega negli anni della mia formazione da architetto, Gio Ponti, Achille Castiglioni, Vico Magistretti, ma anche e soprattutto tutte le persone che lavorano nelle aziende che ho avuto il piacere di conoscere e che mi hanno fatto imparare sul campo che cosa significhi essere un buon progettista.
In che modo l’aspetto culturale legato al tuo Paese e alle sue tradizioni entra nei progetti?
Ho avuto la fortuna di nascere e crescere a Milano, in Italia, un Paese unico e pieno di stimoli, nonché culla di cultura e del design. Grazie al mio lavoro, ho poi avuto modo di viaggiare molto e apprezzare maggiormente il valore di un’attitudine al bello tipicamente italiana.
Come vedi il futuro e quali pensi saranno i nuovi trend nel design?
Noi designer lavoriamo con il futuro e dobbiamo cercare di volgere il nostro sguardo sempre un po’ oltre, con grande ottimismo e energia. Non mi interessa particolarmente ragionare in termini di trend, preferisco pensare di risolvere problemi veri e concreti, a prescindere dal colore dell’anno di turno.
Che cosa pensi della sostenibilità oggi? Pensi che sia un elemento basilare del design o che sia un valore aggiunto?
Mi sembra una domanda retorica. Oggi e da sempre non esiste il concetto di design slegato dai valori di sostenibilità che si traduce in buon senso, pensando a tutto il ciclo di vita del prodotto e non solo ai materiali sostenibili utilizzati.
Quanto conta e quanto spesso è presente nei tuoi progetti l’aspetto sociale?
Non mi piace quando si antepone il tema del sociale a progetti di per sé deboli di significato. Ogni nostra azione progettuale implica il coinvolgimento di una comunità di persone che, grazie alla loro produzione, potrà vivere più dignitosamente, di qualsiasi Paese o condizione sociale siano.
Il design è più emozione, più razionalità/funzionalità, oppure non c’è prevalenza tra uno dei due aspetti?
Per me il design è poesia solida.
Che cosa pensi del ruolo del tessile nel design?
Ogni materiale o tecnica è interessante per le potenzialità che esprime. Il mondo tessile offre moltissime interessanti applicazioni.
Per concludere, un aforisma o una frase che ti rappresenta.
“Osservare a lungo, capire profondamente, fare in un attimo” di Bruno Munari.
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