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Campana intervistati da Nodus

Nodus collabora con molti designer del mondo facendo della produzione di tappeti una vera e propria ricerca  tessile, figurativa della culture del design contemporaneo .Vantiamo diverse collaborazioni prestigio ed è un grande onore per noi presentare l’intervista e il pensiero di un grande studio come quello dei Campana.  Leggendo attentamente alcuni passaggi ne trarrete delle grandi ispirazioni, soprattutto per chi vuole fare il designer e l’arista .

Di seguito le domande e le risposte poste da questi grandi interpreti della cultura e del design contemporaneo.

1. Come definirebbe l’essenza o le caratteristiche principali del suo lavoro?

Ogni designer ha il suo stile, il suo tratto distintivo… quali sono i vostri?
Il nostro primo ricordo è la nostra nonna italiana, che per prima ci ha insegnato il valore del riuso, che la sua generazione aveva imparato dalla Seconda Guerra Mondiale.

Del riuso, che la sua generazione ha imparato dalla Seconda Guerra Mondiale. Anche nostro padre, agronomo, ci ha  insegnato a conoscere la terra e le piante. Questo è diventato il fondamento della nostra carriera.

2. Quali sono le persone o le storie che l’hanno maggiormente influenzata nel suo percorso professionale?

Anche nomi come Lina Bo Bardi e Oscar Niemeyer sono stati importanti, perché hanno rivelato un modo del tutto nuovo di guardare a noi stessi come brasiliani, elogiando la nostra originalità, promuovendo la conservazione della nostra cultura e mostrando il nostro potenziale di innovazione.

3. Quanto la cultura del suo Paese e le sue tradizioni permeano i suoi progetti?

La nostra cultura e le nostre tradizioni sono sempre presenti nel nostro lavoro. Il modo in cui affrontiamo i progetti, il modo in cui scegliamo i materiali, le tecniche manuali che selezioniamo per ogni pezzo. Ogni passo è pieno di ingegno brasiliano, di intraprendenza, della crudezza dei materiali e del legame con la natura.

Nel corso degli anni, abbiamo imparato a valorizzare queste cose e applicarle a ciò che facciamo, indipendentemente dal Paese o dalla cultura in cui ci immergiamo. Questo è un insegnamento che ci ha dato la compianta architetto brasiliana/italiana Lina Bo Bardi ci ha insegnato: la capacità di guardare la nostra cultura con occhi stranieri e scoprirne la bellezza.

4. Come immagina il futuro e quali pensa saranno le nuove tendenze del design?

Evitiamo di parlare di tendenze perché spesso si crea un effetto domino. Subito dopo tutti fanno la stessa cosa. Che noia, vero? È molto più arricchente seguire la propria visione creativa e presentare qualcosa di originale, anche se non lo fa nessun altro. Questa mentalità è qualcosa che abbiamo imparato presto dal nostro compianto mentore Massimo Morozzi, ex direttore creativo di Edra. È un consiglio valido ancora oggi.

5. Cosa pensate del ruolo della sostenibilità al giorno d’oggi? Ritiene che sia un elemento elemento di base del design o è un valore aggiunto, secondo voi?

Per noi è sempre stata una parte naturale del nostro processo creativo, anche se all’inizio non è stata una scelta consapevole all’inizio. Abbiamo iniziato a lavorare con quello che avevamo a disposizione perché era quello che potevamo permetterci in quel momento.

Ogni volta che non trovavamo qualcosa che volevamo, cambiavamo la destinazione d’uso di un materiale disponibile. Decenni dopo sarebbe stato chiamato “upcycling”. Oggi la sostenibilità è una parte fondamentale del Design, non solo per quanto riguarda l’ambiente, ma anche dal punto di vista economico e sociale.

Non è facile spuntare sempre tutte e tre le caselle, ma ci sforziamo di fare del nostro meglio e di essere consapevoli dell’impatto che le nostre decisioni hanno in ognuna di esse, dall’acquisto di materiali certificati alla collaborazione con artigiani indipendenti e piccole imprese.

6. Quanto sono importanti le questioni sociali nel vostro design e quanto spesso influenzano i vostri progetti?

Come abbiamo detto nella domanda precedente, crediamo che le questioni sociali facciano parte del ciclo della sostenibilità. Le persone sono al centro di questo ciclo, perché sono loro a unire le comunità, a portare avanti le tradizioni culturali, ci insegnano come gestire al meglio le nostre risorse e possono anche essere agenti di cambiamento, imparando e condividendo nuovi modi di lavorare e vivere.

Il sostegno ai movimenti di base ci ha sempre restituito molto più di quanto avremmo potuto immaginare. Queste esperienze ci hanno spinto a fondare nel 2009 l’Istituto Campana, che promuove, tra l’altro, , progetti di design per le comunità svantaggiate come strumento di trasformazione sociale.

7. Il design è più emozione, più razionalità/funzionalità o non c’è prevalenza tra i due aspetti?

Siamo narratori. Vediamo i nostri pezzi come personaggi che si manifestano attraverso i materiali.
È come se avessero un’anima. La funzionalità viene dopo, quindi è giusto dire che l’emozione a guidare il nostro processo di progettazione.

8. Cosa pensa del ruolo del tessile nel design?

Tessile  e tessuti sono fondamentali per il design. Sono una delle basi della civiltà.  Si riferiscono ai tempi in cui l’umanità ha iniziato a sviluppare strumenti e abilità manuali, padroneggiando l’artigianato della produzione di tessuti a mano. Non si può parlare di storia del design senza menzionare i tessuti.

9. Per concludere, un aforisma o una frase che vi rappresenta.

Fernando: “La nostra destrezza è ciò che ci definisce come umani, quindi, usare le mani è esprimere la nostra umanità”. esprimere la nostra umanità”.
Humberto: “Mi piace costruire la mia vita con le mani”.

Guarda anche questo breve documentario sul loro lavoro

Campanas Brothers by Fernando and Humberto from Estudio Campana on Vimeo.

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Andrea Galimberti

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