Giulio Iachetti intervistato da Nodus
Design — Ago 01.2021Nodus collabora con i più famosi designer del mondo. Si tratta di creativi famosi per il loro stile e per la continua innovazione che sanno portare con le loro idee. Uno di questi artisti è Giulio Iachetti. Lo abbiamo intervistato. Andiamo quindi a conoscerlo meglio, per comprendere quali sono le sue idee sul design e quali sviluppi prevede per il futuro.
Come definiresti l’essenza o le caratteristiche primarie del tuo lavoro?
Un’attitudine alla sintesi.
Ogni designer ha un suo stile, dei suoi caratteri distintivi… quali sono i tuoi?
Non mi piace parlare di stile, cerco di interpretare ogni volta il progetto in base alla mia sensibilità, e soprattutto cercando contenuti narrativi che si aggiungono alle normali funzionalità che un oggetto deve esprimere.
Quali sono le persone o le storie che ti hanno più influenzato nel tuo percorso lavorativo?
Sicuramente l’approccio tutto italiano al progetto, con figure di riferimento come Marco Ferreri, Paolo Ulian, Riccado Blumer, Alberto Meda e Denis Santachiara.
In che modo l’aspetto culturale legato al tuo paese e alle sue tradizioni entra nei progetti?
Quelle storie sono dentro di me, i ricordi, l’italianità delle piccole cose che fanno di noi un popolo, il titolo di una canzone di Sanremo, la nebbia della pianura Padana, gli odori della campagna, quella poesia mandata a memoria che racconta di una certa idea di Italia, dei suoi paesaggi umani, urbani, del “meriggiare pallido e assorto” che ognuno di noi ha vissuto in qualche angolo d’Italia, in qualche momento della vita…
Che cosa pensi della sostenibilità oggi? Pensi che sia un elemento basilare del design o che sia un valore aggiunto?
La sostenibilità andrebbe più praticata che evocata per essere usata come foglia di fico per comunicare un’anima green che spesse volte non c’è.
Quanto conta e quanto spesso è presente nei tuoi progetti l’aspetto sociale?
Considero il mio progetto “design alla coop” un punto di convergenza tra il tanto decantato “design per tutti” e la sua effettiva pratica. In quell’occasione un gruppo di bravissmi designer italiani disegnò per Coop una collezione di oggetti utili, belli e con un prezzo più che acessibile.
Il design è più emozione, più razionalità/funzionalità, oppure non c’è prevalenza tra uno dei due aspetti?
Il progetto di design è sintesi di tutte queste componenti, se riusciamo a distinguerle nettamente forse siamo di fronte ad un prodotto non armonico.
Che cosa pensi del ruolo del tessile nel design?
Non faccio distinzioni tra materiali, il valore sta nel progetto e nell’idea.
Per concludere, un aforisma o una frase che ti rappresenta.
Il design è un’attitudine alla sintesi, l’ho scritto all’inizio e mi piace concludere così!
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